Meglio super che normale

Gli estranei

12.07.2014 18:24

E' salito nuovamente sul suo cavallo, spronandolo affinché tornassero sulla via. Era quasi mezzanotte ma la luce delle stelle rendeva l'atmosfera quasi diurna, piena di una splendida luce. Anche se notte, la visibilità era presente. A pochi passi dalla città, scese dal cavallo e iniziò a correre attraverso i campi per vedere le case e trovare la strada sulla quale quindici ore prima aveva fatto uno spettacolo con il suo cavallo. Velocemente arrivò a ridosso delle colline sotto le quali si intravedeva il mare, giusto nel punto in cui c'era il bivio che portava alla fattoria di Sten. Una volta arrivato diede una forte pacca al suo cavallo che andò dritto verso la propria scuderia. Alan invece partì per un'altra direzione, verso una calla che aveva di fronte e in fondo alla quale si vedeva l'oceano. La strada che lo portava in quella direzione era un luogo deserto - su di essa c'erano delle tracce lasciate dalle macchine, segno che una volta si trattava di una strada assai trafficata e che lentamente è stata abbandonata; senza ombra di dubbio i colonizzatori avevano una grande paura dell'acqua di mare. In ogni caso, le tracce erano rimaste ancora ben visibili e Alan non aveva alcuna difficoltà a seguirle per arrivare in riva.

La discesa che aveva di fronte era poco ripida, molto diversa rispetto alle due discese che aveva ai lati, una a destra, l'altra a sinistra. Il luogo dove ora si trovava è nato grazie alla erosione, una volta c'era la pozzanghera che si è fatta strada verso il mare ma tutto quello che oggi è rimasto era una spiaggia fatta di tre angoli, con un mare calmo, interrotto periodicamente dalle onde che dolcemente sbattevano sulla riva. Non passò molto tempo che Alan si accorse di avere la sabbia sotto i piedi.

Per molto tempo rimase fermo, come se fosse incantato dall'orizzonte che gli si prospettava davanti e poi, si diresse vicino ad uno scoglio dal quale poteva vedere le più alte delle onde. Si spogliò del tutto, accartocciando i vestiti in un pacchetto nel quale mise una piccola scatola e poi nascose il tutto in un luogo sicuro. Tenendo con se la batteria elettrica, andò a sedersi su un pezzo di cemento che era ad un passo dall'acqua. In quel esatto posto dove era seduto, puntò il riflettore verso il mare. Si concentrò su se stesso appoggiando i gomiti sulle ginocchia e mettendo le mani ai lati della testa. Cancellò dalla sua mente ogni pensiero, rilasciando e gestendo tutta l'energia della quale disponeva. Tutto quello che era la persona di Alan, era lì, nel luogo in cui era accovacciato. Il suo respiro divenne quasi impercettibile. Le pulsazioni del cuore erano di appena dieci in un minuto. Il suo corpo freddo era del tutto immobile, calmo nella sua paralisi. Nonostante tutto, Alan non sentiva il freddo o il vento o l'inclinazione della pietra sulla quale era appoggiato. La faceva da padrona una sorta di inspiegabile fuoco interiore, in costante crescita, intorno a tutto il suo essere fino a diventare parte integrante della aria notturna.

E' durato tanto, un po’ più di due ore. Ad un certo punto, senza preavviso alcuno, lui si accorse che loro erano lì. Si rilassò, sempre con molta cautela affinché il suo corpo tornasse alle sue funzioni normali. Si alzò, spense la lampada che buttò subito nel mare, saltò sulla sabbia e li vide. Erano in tre, snelli, alti, scintillanti sotto la luce delle stelle. A prima vista sembravano degli esseri umani, in ogni caso avevano due gambe ed erano nella posizione verticale. Il petto dei due era come negli umani, leggermente in evidenza rispetto al resto del corpo. Il terzo era diverso ma a modo suo mostrava delle somiglianze con gli umani. Il viso era facilmente scambiabile per quello di un umano, se si esclude la completa mancanza di capelli e un naso molto corto. Lentamente, Alan si avvicinò e rimase lì davanti, fermo, per molto tempo. Un essere umano e delle strane creature uscite dal mare stavano immobili, guardandosi a vicenda, in una spiaggia del tutto deserta. Una situazione surreale era questa anche se le due razze in questione non erano così diverse come si poteva pensare, si trattava degli abitanti di una qualche galassia.

Dopo quel tempo infinito, il gruppo si mosse. Una delle donne appoggiò la mano sulla spalla di Alan mostrandogli un orizzonte non del tutto chiaro. Partirono verso delle onde schiumose che dolcemente accarezzavano la riva. Alan si lasciò guidare. Non fece alcuna resistenza e non cercò di capire. Camminarono uno accanto ad altro guardando dritto davanti a loro. Gli altri due li seguivano a debita distanza. I quattro raggiunsero l'acqua, continuando a camminare fino a scomparire negli abissi. Il mare diventò nuovamente scuro e calmo. Le onde cancellarono sulla sabbia le ultime tracce dei piedi presenti e tutto tornò come se nulla fosse accaduto in quella lunga notte.

Indietro

Cerca nel sito

© 2014 Tutti i diritti riservati.